Scopri i tesori del nostro territorio e i gioielli custoditi dalla famiglia Pellegrino. Un viaggio nel mondo del vino, delle tradizioni, percorsi memorabili e intensi nella storia e nella cultura enogastronomica di questo territorio unico al mondo.

Nel cuore di Marsala

Nel cuore di Marsala

“Come una preghiera richiama a sé, lasciando che ogni uomo possa fondersi nella sua natura, nella sua storia”

Inizia il viaggio nella terra del vino: Marsala, meta sognata da enoturisti e amanti del vino che vi giungono da ogni parte del mondo. Bella come una tela di Van Gogh, dai colori brillanti, schiariti, mai scuri e mai monotoni. La Riserva della laguna dello Stagnone, le saline, i mulini a vento schiudono agli occhi un paesaggio silenzioso e rarefatto, divenendo un luogo dell’anima, di quiete, di pura energia vitale. Visitandola è possibile girare per le sue strade, immergendosi nella sua cultura, passeggiando lungo la costa di colore bruno, che apre la vista ai colori del cielo riflessi sul mare.

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La sua anima aleggia nell’atmosfera dal colore ambrato, profuma di grappoli d’uva maturi, di salsedine, di zagara. Ogni anno visitata da milioni di visitatori, Marsala svela le sue contaminazioni, nate dallo stile e dalla cultura dei popoli che l’hanno dominata. Come una preghiera richiama a sé, lasciando che ogni uomo possa fondersi nella sua natura, nella sua storia. Stradine ciottolate conducono ai quartieri storici, dove restano tracce della cultura araba, mentre il suo mare apre il cuore verso un orizzonte sfumato che lascia intravedere le isole Egadi e la vicina Africa.

La vocazione turistica di questo angolo di Sicilia attrae incredibilmente ogni uomo che vi si trovi a passare, per mare e per terra. Terra di accoglienza, di grande umanità, di rispetto, di tolleranza, di speranza. Terra Madre, generosa, che dona ai suoi figli un nettare pregiato. Famosa al mondo per la produzione del marsala, scoperto dai commercianti inglesi, è divenuta un caleidoscopio di realtà vinicole d’eccellenza, tra le quali la Pellegrino, una delle cantine che hanno fatto la storia del marsala. Oggi la cantina accoglie appassionati di vino da tutto il mondo, che visitano le vigne, stregati dal paesaggio naturale e affascinati dal vino che vi si produce.

Tra le bottaie: viaggio lungo la storia

Tra le bottaie:
viaggio lungo la storia

“Come d’improvviso. Dal presente si torna al passato. Si varca un sogno. Le luci si fanno fioche. Ogni rumore, seppur minimo, scompare”

Quando si giunge a Marsala, accedendo nell’anima della Pellegrino, dalla moderna enoteca della cantina, denominata Ouverture, si ha il mare alle spalle. Lo sguardo si orienta verso un’architettura moderna, circondata dal verde, in perfetta armonia con l’ambiente che la circonda. Ouverture significa proprio apertura, per ricordare l’arte dell’accoglienza della famiglia. È luogo di ospitalità, porta d’ingresso verso la storia del vino marsalese. Qui la famiglia Pellegrino accoglie turisti ed eno-appassionati diffondendo la cultura e la conoscenza di Marsala e del suo vino.

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Si accede da un’enoteca moderna, luminosa, vibrante di colori. C’è il bianco, quel medesimo bianco del sale che diffonde il suo bagliore illuminato dai raggi del sole; ci sono i riflessi ambrati e oro delle etichette esposte a evocare i tramonti che è possibile ammirare nel paesaggio di fronte. L’ambiente è armonioso. Ma è solo la prima tappa. C’è un tuffo nel passato che aspetta il visitatore. E la soglia che lo distingue dal presente è vicina. Passeggiando si possono ammirare gli scavi punici che circondano le cantine storiche, resti dell’antica civiltà che sulla costa trapanese aveva fondato una delle colonie più potenti e floride del bacino del Mediterraneo. I ritrovamenti archeologici sono esempi di urne funerarie che venivano utilizzate per il sacrificio dei primogeniti maschi e che vennero riutilizzate dai Romani come contenitori per l’essiccazione del pesce.

Attraversando poi un sinuoso corridoio, tutto cambia. Come d’improvviso. Dal presente si torna al passato. Si varca un sogno. Le luci si fanno fioche. Ogni rumore, seppur minimo, scompare. Si attraversa la storia, lungo filari di grandi botti di rovere allineate, dove affina il marsala. La cantina storica, ex magazzino fiduciario e prima ancora deposito per il legno e luogo di costruzione delle botti, con il suo fascino immortale conduce lungo un viaggio sensoriale. Si passeggia tra centinaia di tini, botti e barrique di diverse dimensioni; affiorano ricordi, emozioni, sensazioni di un tempo che sembra essersi fermato centinaia di anni fa per attenderci, per dirci che è sempre stato lì e mai andrà via. Solo entrandovi è possibile sentirne la melodia, l’essenza, il significato di un’epoca storica, intessuta di sacrifici e di gloria.

Marsala è tradizione, che la famiglia Pellegrino promuove e custodisce, producendo vini che ne sono l’espressione più autentica. Degustarli lungo il percorso è un’emozione unica, da provare almeno una volta nella vita. Avvolti da profumi inebrianti, è possibile assaporarne l’essenza, scorgendone le sfumature attraverso le diverse tipologie di marsala prodotti, da uve catarratto, grillo, inzolia e nero d’avola, spaziando tra le riserve che portano indietro nel tempo, con il loro gusto pieno e caldo. Un ritorno al passato, viaggiando lungo la memoria del grande vino marsalese, mentre si osservano le collezioni private che la famiglia siciliana offre alla vista dei visitatori.

Quel passato glorioso. L’archivio Whitaker

Quel passato glorioso.
L’archivio Whitaker

“Testimonianza che il destino, la natura, le virtù umane hanno regalato a Marsala”

La cantina storica è uno scrigno che custodisce tracce di un passato glorioso, che la famiglia Pellegrino tramanda e tutela volgendo lo sguardo al futuro, per promuoverne la conoscenza. A testimoniarlo l’archivio commerciale Ingham-Whitaker, con 110 volumi contenenti la corrispondenza commerciale, che permette di ricostruire le rotte e la storia degli scambi commerciali tra la Sicilia e il resto del mondo dal 1814 al 1928.

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Una parte importante di esso, contiene i documenti degli investimenti finanziari che Benjamin Ingham effettuò negli USA nella prima metà dell’Ottocento e che determinarono un notevole successo finanziario della famiglia grazie alla produzione e al commercio del marsala. Le informazioni contenute nelle unità documentarie costituiscono una fonte di primaria importanza per ogni ricerca di storia economica e sociale sulla Sicilia dell’Ottocento.

In seguito all’amicizia della famiglia Pellegrino con la famiglia Ingham, discendente Whitaker, ora l’archivio è sotto la tutela dell’azienda, custodito in una apposita sala per la consultazione, all’interno delle cantine storiche di Marsala. È l’unico ad essere stato dichiarato di “notevole interesse storico” con provvedimento della Sovrintendenza ai Beni Archivistici della Sicilia del 1985, ed è a disposizione di studenti universitari che svolgono ricerche per la loro tesi di laurea. Ma tutti coloro che attraversano la storia, lungo la cantina Pellegrino, possono accedervi per ammirare quella testimonianza che il destino, la natura, le virtù umane hanno regalato a Marsala.

Tesori giunti per mare: i calchi della Nave Punica del 300 a.C

Tesori giunti per mare:
i calchi della Nave Punica del 300 a.C

“Era il 1969 quando il capitano marsalese Diego Bonini, dragando a largo dell’Isola Lunga, trovò nella trivella della draga alcuni pezzi di legno antico…”

All’interno delle cantine storiche, un altro tesoro si materializza agli occhi dei visitatori: gli originali calchi della Nave Punica del 300 a. C. ritrovata nelle acque antistanti la cantina, alla cui missione di scavo e restauro ha collaborato la famiglia Pellegrino.
Era il 1969 quando il capitano marsalese Diego Bonini, dragando a largo dell’Isola Lunga, trovò nella trivella della draga alcuni pezzi di legno antico. Erano i relitti di una nave punica del 300 a.C. La nave era una Liburna bellica, originariamente di trentacinque metri, che poteva trasportare un equipaggio di cento persone, rimasta in perfetto stato di conservazione tra sabbia e alghe: un esemplare unico al mondo.

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Forse per il caso o per destino, in quel periodo la studiosa inglese Miss Honor Frost, esperta di archeologia marina, si trovava a Mothia, così le fu affidata la missione di recupero del relitto. L’equipe di archeologi impegnati in quest’opera non aveva tuttavia finanziamenti sufficienti e la Pellegrino, credendo molto nell’iniziativa, decise di dare un contributo sia economico che logistico, offrendo ospitalità allo staff e mettendo a disposizione locali e strutture per la conservazione del legno in vasche di desalinizzazione. Il supporto, mosso dall’amore per la cultura e per la città, è stato tale che alla fine dell’opera di restauro Miss Frost, diventata poi cittadina onoraria di Marsala, donò all’azienda i calchi in gesso della nave, che tutt’oggi mantengono vivi colori e dettagli, donando alle Cantine Storiche un fascino antico.

I ritrovamenti di ossa animali sulla nave fanno pensare che i marinai a bordo seguissero una dieta proteica; sono stati rinvenuti anche gusci di mandorla e pistacchio, noccioli di oliva, ciliegia e albicocca e altri resti di origine vegetale. La nave punica aveva infatti al suo interno una grande quantità di pietre per la zavorra che, durante il naufragio, hanno permesso di frenare la dispersione del contenuto della stiva; tra i rilevamenti, è stato possibile individuare anche una borsa contenente materiali organici: probabilmente piante verdi che, com’è dimostrato da documentazione scientifica, in parte erano utilizzate per l’alimentazione dell’equipaggio, in parte erano date ai marinai sotto forma di infuso nei momenti di stanchezza.

Tesori da collezione. L’opulenza dei carretti

Tesori da collezione.
L’opulenza dei carretti

“Vere opere di rara bellezza artistica, un tripudio di sfavillanti colori”

Lungo le stanze da percorrere all’interno delle Cantine Storiche, un regalo ai visitatori è offerto dalla meravigliosa visione di una collezione di carretti siciliani dell’Ottocento, costruiti e dipinti a mano nelle più rinomate botteghe siciliane, in particolare delle scuole di Palermo, Alcamo e Bagheria. Attualmente sotto la tutela della Sovrintendenza dei Beni Culturali, sono stati raccolti e vengono custoditi dalla famiglia Pellegrino fin dagli anni Cinquanta con lo scopo di tenerne viva la memoria. Sono cinque carretti di rappresentanza, vere e proprie opere d’arte pittoriche e scultoree, rappresentative dell’opulenta ricchezza dei signorotti o proprietari di Bagli, testimoni della tradizione agricola siciliana.

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Costruiti con diverse qualità di legno e destinati ad allietare i giorni di festa, sono fregiati da intagli che raffigurano scene bucoliche, gesta dei paladini, episodi garibaldini, grandi opere letterarie e gesta di antiche battaglie.
Nella collezione della famiglia Pellegrino, si trova il carretto decorato dai Ducato, pittori di carretti che hanno fatto scuola a Bagheria e sono stati definiti da Guttuso “maestri di abilità impareggiabili”.

Estrema vivacità cromatica e taglio sicuro delle figure sono le caratteristiche che emergono osservando le sue sponde: raffigurano scene storiche, tra le quali la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani dopo un’aspra battaglia, il re di Persia che riceve gli ambasciatori Romani, la battaglia di Capua. Altre scene storiche si trovano nel carretto decorato dai pittori della rinomata scuola Cardinale di Palermo: sulle sponde, Carlo Magno che valica le Alpi nell’800, l’incoronazione di Luigi di Baviera a Roma, l’incoronazione di Carlo Magno, Annibale che valica le Alpi. Di grande fascino anche i carri dei Manfrè della bottega di Alcamo con le fiere battaglie di Marpisa e Agramante, Carlo Magno e Arcorione, Ferrau e Bradamante, Orlandini e Ruggiero. Ed infine, il carro dei Picciurro della bottega di Palermo, che raffigura sulle sponde scene storiche e belliche tra le quali la battaglia di Pirro.

In tutti e cinque i carretti della collezione di famiglia, le sponde laterali e i portelli posteriori sono vere opere di rara bellezza artistica, un tripudio di sfavillanti colori che sono ciò che resta di un mestiere, quello del carrettiere, ormai scomparso, e rappresentativo dell’iconografia folkloristica siciliana. Si racconta che il giorno di San Martino, che sanciva la trasformazione del mosto in vino, il signorotto deponeva sul carretto una botte di vino nuovo da offrire a tutti coloro che avevano partecipato alla vendemmia. Era una festa e come tale richiedeva sfarzo, ricchezza e condivisione di ogni gioia.

Fuoco che plasma. L’arte dei bottai

Fuoco che plasma. L’arte dei bottai

“Ferro, fuoco e legno, braccia possenti e tenacia umana plasmano la materia che diviene oggetto d’arte”

Nel cuore delle Cantine Storiche, l’impegno della famiglia Pellegrino per far rivivere e tramandare il passato è testimoniato anche da un museo di attrezzi del mestiere dei mastri bottai, artisti capaci di forgiare il legno per la costruzione delle botti in cui affina il vino. A partire dal XVIII secolo, grazie alla commercializzazione del marsala ad opera dei commercianti inglesi, Marsala diviene infatti il fulcro della comparsa di un artigianato locale specializzato nella costruzione di botti destinate alle cantine vinicole.

 

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Ferro, fuoco e legno, braccia possenti e tenacia umana plasmano la materia che diviene oggetto d’arte. Si lavora a mano con la mannara e lo sciasso. Serve forza, passione per animare il legno. In quel tempo, spesso le cantine ospitano nei loro stabilimenti le botteghe dei bottai e la “verra” diviene non solo l’unità di misura con cui nominare la quantità di legname acquistata e consegnata all’artigiano, ma anche la stessa che determina il salario degli operai, dei mastri bottai, dei mezzi mastri, dei garzoni e dei picciotti di bottega.

Crescono le botteghe. Circa dieci a Marsala negli anni Cinquanta del Novecento. Il mestiere, duro e faticoso, rende e dona autorevolezza. “Abballa, abballa a matri chi è mastru di bagghiu” (balla, balla, figlia mia, che questi è mastro bottaio). Era il detto recitato dalle madri alle figlie durante le feste da ballo. La posizione del bottaio era infatti di spicco nella società di quei tempi. All’interno del tessuto marsalese, il bottaio era il diretto testimone del lavoro e della vita lavorativa.

Oggi, grazie all’impegno di alcuni vecchi bottai, si continua a tramandare l’antico mestiere, con una passione che sfida la globalizzazione dei mercati, rinnovando la tradizione. Tornano vivi i ricordi scrutando gli attrezzi del mestiere agricolo esposti tra le mura della cantina storica Pellegrino, custoditi insieme ai ferri con cui lavorare le botti. E, con l’impegno di mantenerne viva la memoria, la famiglia mantiene accesa la speranza di poter tornare a dire C’è ancora un antico mestiere, quello del bottaio, quello di un uomo che mette insieme mani e cuore per forgiare il legno, custode del buon vino.